Il Terapista della Riabilitazione o più propriamente fisioterapista secondo il decreto ministeriale del 27 Luglio 2000, abilitato alla professione, quindi in possesso del diploma universitario, in via autonoma o in collaborazione con altre figure sanitarie, svolge interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, dell’apparato locomotore e di quelle viscerali conseguenti ad eventi patologici, a varie eziologia, congenita o acquisita.
Inoltre elabora, anche in èquipe multidisciplinare, la definizione del programma di riabilitazione volto all’individualizzazione e al superamento degli obiettivi preposti per ottenere la piena autonomia dell’individuo.
A tal fine propone l’adozione di protesi e ausili, ne addestra all’uso e ne verifica l’efficacia.
Riabilitare vuol dire capire perché un paziente, con una determinata patologia, ha difficoltà a svolgere un’attività.
Questo può essere interpretato come l’impossibilità ad eseguire un’attività quotidiana corretta, come camminare, alzarsi da una sedia ecc., oppure, l’incapacità ad eseguire un gesto, come ad esempio alzare un braccio per un dolore alla spalla.
Nel primo caso non ci limiteremo ad affrontare il trattamento come una seduta “ginnica”, ripetendo lo stesso esercizio senza capire cosa si sta facendo. Un buon Terapista della Riabilitazione deve sapere come si svolge una corretta attività quotidiana, capire perché quel paziente non la esegue o se la esegue erroneamente con compensi, e improntare degli esercizi che mirano al reintegro automatico di tale attività.
Per quanto riguarda il secondo caso, spesso, si è portati a pensare erroneamente che un dolore, ad esempio alla spalla si possa risolvere o rinforzando i muscoli dell’articolazione oppure utilizzando terapie locali come la jonoforesi, la diadinamica, la massoterapia, la magnetoterapia, gli ultrasuoni, la laserterapia, le infiltrazioni ecc. o ancora per via generale assumendo antidolorofici.
Il dolore che si avverte spesso è il risultato della retrazione di uno o più muscoli che coattano l’articolazione alterando la fisiologia articolare. Se si rinforzano dei muscoli già retratti la sintomatologia dolorosa non può che aumentare.
Le terapie locali non curano niente altro che “l’effetto” e non la causa che spesso non è localizzata nella zona interessata.
Infatti, per esempio, in presenza di una distorsione alla caviglia, per sfuggire al dolore il soggetto tenderà a sollevare la spalla opposta e l’anca dello stesso lato modificando la corretta postura. Poco dopo il dolore alla caviglia non si avvertirà più ma il soggetto rimarrà con la spalla alzata e la fisiologia alterata di questa articolazione produrrà la stessa sintomatologia.
Quindi, in questo caso, bisogna cercare sempre di capire la vera causa di un dolore attraverso tecniche più globali come la Rieducazione Posturale Globale coadiuvata dall’omeopatia e l’agopuntura.
Non esistono patologie ortopediche che non abbiano problematiche neurologiche e viceversa.
Il trattamento riabilitativo deve comprendere un’attenta valutazione per stabilire gli obiettivi e le tecniche più adeguate per risolverli.
